Il Venezia, sorpresa della scorsa serie B insieme alla Salernitana e vincitore dei play-off, ha confermato alla guida tecnica Paolo Zanetti, alla sua prima esperienza in massima serie. La squadra è cambiata radicalmente negli uomini ma non negli schemi. Caldara è l’unico calciatore italiano arrivato in laguna, e forse quello con maggiore esperienza in A: per il resto tanti giovani, tanti stranieri provenienti da ogni parte del mondo, tanto da far definire il Venezia la “nuova Internazionale”. L’ultimo in ordine di arrivo è il portiere Romero, ex Samp e secondo del Manchester Utd. Una bella sfida per l’ex centrocampista di Vicenza e Torino, che dopo un inizio difficile sembra aver trovato la giusta chiave di volta.
IL CREDO TATTICO DI PAOLO ZANETTI
Dopo aver impostato il suo credo sul 4-3-1-2 a rombo, alternato con un 4-2-3-1, Zanetti nell’ultima parte di stagione ha virato su uno schematico 4-3-3 con cui ha esordito anche quest’anno in serie A. Un 4-3-3 con due esterni d’attacco diversi: uno più di copertura, che scala spesso in mediana per formare una linea a 4, e l’altro invece che rappresenta una vera e propria punta, in supporto quindi al centravanti. Il suo credo si fonda sul possesso palla, sulla rapida circolazione della sfera e sulla costruzione dal basso, che spesso parte proprio dal portiere. Il giro palla non cerca rapide verticalizzazioni e coinvolge quasi sempre tutti i reparti prima di arrivare a conclusione, mantenendo un baricentro molto alto per gran parte della gara.
COME GIOCA IL VENEZIA
Il Venezia ama costruire dal basso, affidandosi al portiere o ai due centrali difensivi: quando l’azione parte da loro, il regista di centrocampo si abbassa a ricevere palla attendendo l’allargamento dei due terzini. In caso di pressing alto avversario, cosa che manda spesso in difficoltà i lagunari, ci si affida al lancio lungo per la punta (Henry o Forte), abile a far salire la squadra. Il gioco si sviluppa per il 70/80% per vie centrali, con il tentativo di fare densità in quella zona di campo in modo da liberare gli out esterni. In avanti il tridente dialoga sistematicamente, alla ricerca dell’uno-due a favorire anche il rimorchio dal centrocampo o la conclusione improvvisa. In fase di non possesso il pressing applicato è solo nella trequarti avversaria, con un ripiegamento che fa densità nella parte centrale del campo e spinge l’avversario ad andare sull’esterno. E’ un meccanismo automatico che funziona cosi: l’avversario è attaccato dal terzino, con la mezzala che copre la sua uscita e il tornante d’attacco che copre la posizione della mezzala. In caso di palla persa, il Venezia applica un vero e proprio forcing per tentare il recupero immediato, anche con l’ausilio di interventi fisici e fallosi: se saltati, la squadra va in difficoltà. Nel caso di recupero palla Zanetti non ama la ripartenza veloce ma quella ragionata, ripartendo col giro palla anche arretrato.
PRO E CONTRO DEI LAGUNARI
Il baricentro alto e la buona circolazione di palla, grazie anche ad una costruzione dal basso spesso molto efficacie, rappresentano i maggiori plus del Venezia di Paolo Zanetti. Molto interessante anche la gestione “diversa” delle due transizioni: quella negativa molto alta, quella positiva molto bassa. Ovviamente l’approccio tattico voluto da Zanetti lo espone a diverse criticità: innanzitutto nel caso di break avversario quando, su azione manovrata che porta tanti uomini in avanti, il Venezia perde palla e si trova spesso in inferiorità numerica o scoperta, con i centrali non molto veloci costretti all’uno-contro-uno. Altro pericolo è rappresentato dalla costruzione dal basso: spesso sia il portiere che i difensori rischiano la giocata, esponendo la squadra a grandi pericoli. Infine la sterilità offensiva: peggior attacco della Serie ma soprattutto squadra che calcia di meno, nonostante l’enorme mole di gioco prodotta.
LA CHIAVE DI LETTURA
Venezia-Salernitana sa tanto di spareggio salvezza: i lagunari arrivano sicuramente meglio di una Salernitana massacrata in casa dall’Empoli di Andreazzoli. Il Venezia in casa impone il suo gioco, e sconfitta a parte col Genoa al 94esimo, subisce molto poco, sia come goal che come azioni pericolose avversarie. Torino e Fiorentina hanno trovato non poche difficoltà, proprio per il predominio del pallino di gioco sempre in mano ai lagunari. Colantuono potrà fare solo una gara di attesa e di ripartenza, puntando sul pressing alto soprattutto degli attaccanti, che dovranno ostacolare la costruzione dal basso degli avversari. Il Venezia attacca poco sull’esterno, quindi va rinsaldata la cerniera centrale con una copertura maggiore del centrocampo davanti alla difesa a 4. La coppia centrale è brava nella marcatura e nel gioco aereo, ma molto lenta, specie se presa nell’uno-contro-uno: largo dunque all’imprevedibilità di Ribery ed alla velocità di Gondo e Bonazzoli, che dovranno sfidare la coppia centrale al dribling in maniera costante.
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